(titolo alternativo: “Massenzio o Costantino, A Me Il Vino)
(titolo alternativo: “Costantino o Massenzio, A Me L’Assenzio)
Una delle istruzioni fondamentali della mia scheda politologica – scheda che, a differenza della scheda del Bene e del Male essendo sempre stata sottoposta a tensioni ridicole, non è bruciata – è l’aneddoto che vado a riprodurre per i treggatti più giovani (gli altri saltino pure alla fine del corsivo):
A Costantino che entrava in Roma reduce dalla Battaglia di Ponte Milvio in cui aveva sconfitto Massenzio, un popolano presentò un merlo indiano (il pappagallo ancora non era stato inventato) che berciava “Viva Costantino Imperatore”. Dal momento che un merlo indiano non si ammaestra in un giorno, Cesare lodò la fedeltà del suo partigiano antemarcia, o antebattaglia, e comprò l’uccello per una somma considerevole.
Ma un vicino invidioso denunciò l’intraprendente supporter:
“Andate a casa sua, ha un altro merlo che zufola “Viva Massenzio Imperatore”; e in effetti era proprio così.L’apologo (cui io non credo, o quanto meno cui io non credo a partire da questo punto) narra che Costantino, magnanimo saggio e ricolmo di spirito, lodò la sagace previdenza del suddito e comprò anche l’altra bestiaccia, per il doppio di quanto aveva pagato la prima.
Una delle rotture di coglioni immediate che ti possono far passare la voglia di essere – o di diventare – potente possono essere tutti i nani stranieri e comunque esotici che si metteranno dasubbito a tirarti la giacchetta (vabe’, poi quando entrano le ballerine il mood migliora, immagino).