(titolo alternativo: “Ogni Minaccia È Debito”)
che spegne i fuochi piccoli
e accende quelli grandi.
(Modugno)
questa stanza non ha più pareti.
(Paoli)
basta prenderla per la mano.
(DeAndrè)
– Con tutto questo,
io mi muoio dal desiderio
di rivederla, e di riparlarle.
– Via, questa notte in sogno
io te la condurrò davanti;
bella come la gioventù.
(Tasso & Genio)
(in questo pezzo si tratterà la sassofono al femminile, visto anche il contesto. Vediamo cosa ne esce)
Per il Natale Pastafariano (è noto al colto e all’inclita che il Prodigioso Spaghetto Volante è nato il sette gennaio, in concomitanza con saldi e ribassi vari) mi sono regalato una sassofono soprano.
Bei tempi, allora; il venti si annunciava roarin’. E lo è anche stato, prima di diventare moanin’ e coughin’, almeno per qualcuno (e per tutti in forma di psicosi).
Ma, non avendo il fegato di presentarmi a casa col tenero fagottello e di annunciare alla Signora
amore, stavo risparmiando dei soldini per portarti una settimana a Venezia, ma invece ho comprato questa sassofono. Sei contenta?
Ha una voce molto più ficcante di quella che seigià rassegnataabituata a sopportare, intonazione a tratti discutibile, e per finire non è possibile (o quantomeno, io non ne sono capace) suonarla subtone o piano. Dalle il benvenuto, su.
mi sono organizzato altrimenti.
In concorso col mio prosseneta di pianoforti, che già mi metteva a disposizione – dietro ragionevole compenso – dei pianoforti veri da maltrattare, le ho messo su un pied-à-terre.
E per due mesi e più sono uscito innocente, come per andare al supermercato o in biblioteca, e mi sono chiuso un’oretta nella cabina insonorizzata (niente alberi: solo una batteria alquanto fastidiosa che entra in risonanza con alcune note; sganciare la cordiera aiuta, ma non risolve. Amen, è quel che c’è) con la concubina.
Ma è finita. I negozi di musica, non essendo considerati prima necessità, sono stati i primi a essere spazzati via. L’ultimo giorno, non prevedendo il precipitare degli eventi, non ho nemmeno asciugato l’ancia. E temo stia facendo muffa.
La mia legittima c-melody, in casa, sospetta qualcosa. Lo sento. Il suo growl si è fatto più rassegnato, il suo subtone più inerte. Non so che farci.
Finirà?
Andrà tutto bene?
Intanto io oltre al distacco c’ho l’incubo: il prosseneta cade vittima del Morbo e io devo convincere gli eredi che quella soprano che dorme innocente dietro un vecchio controfagotto invendibile, e infatti invenduto, è mia.